Finanza | B&P Capital https://bepcapital.it Bonandini & Partners Mon, 26 Oct 2020 18:47:57 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.5.14 https://bepcapital.it/wp-content/uploads/2021/03/cropped-ICO-32x32.png Finanza | B&P Capital https://bepcapital.it 32 32 Bitcoin, l’esperto Sanasi D’Arpe: “Ci sono rischi per gli investitori” https://bepcapital.it/bitcoin-lesperto-sanasi-darpe-ci-sono-rischi-per-gli-investitori/ https://bepcapital.it/bitcoin-lesperto-sanasi-darpe-ci-sono-rischi-per-gli-investitori/#respond Tue, 24 Jul 2018 16:31:21 +0000 https://bepcapital.it/work/?p=165

Bitcoin, continuano confronti e polemiche.

«Acquistare le criptovalute potrebbe risultare molto rischioso, non solo considerando il trend del settore in discesa dall’inizio di gennaio 2018 ma perché il valore delle monete è caratterizzato da un andamento mutabile del mercato, che non tutela i piccoli investitori».

Ad affermarlo è Vincenzo Sanasi D’Arpe, docente di Diritto dell’Economia, in merito all’allarme lanciato dalla tre agenzie europee responsabili per le banche Eba, i mercati mobiliari (Esma) e le assicurazioni (Eiopa).

«Gli utenti devono essere consci della volatilità di questo tipo di monete virtuali e del fatto che la mancanza di trasparenza e di regolamentazioni certe, rendono il settore altamente vulnerabile.

Infatti, non esistono norme europee a vigilare sul settore, pertanto, e’ importante non investire denaro oltremodo e bisogna anche tener conto di altri pericoli, qualora la piattaforma su cui s’investe sia hackerata», ha aggiunto.

]]>
https://bepcapital.it/bitcoin-lesperto-sanasi-darpe-ci-sono-rischi-per-gli-investitori/feed/ 0
Bpvi e Veneto Banca, pressing del governo sugli istituti italiani https://bepcapital.it/bpvi-e-veneto-banca-pressing-del-governo-sugli-istituti-italiani/ https://bepcapital.it/bpvi-e-veneto-banca-pressing-del-governo-sugli-istituti-italiani/#respond Fri, 09 Jun 2017 10:49:21 +0000 https://bepcapital.it/work/?p=221

La via maestra del governo per salvare Popolare di Vicenza e Veneto Banca resta quella della ricapitalizzazione precauzionale concordata con la Ue, ma il caso Banco Popular con tanto di risoluzione gestita nello spazio di poche settimane cambia le carte in tavola, e non certo nel senso sperato da Roma.

Il difficile schema spagnolo
Anche per questa ragione, starebbero tornando a infittirsi i contatti fra il ministero dell’Economia e i big del credito.
Visto il caso spagnolo, addirittura ci sarebbe chi auspica di trovare un Santander italiano, un cavaliere bianco in grado di mettere il cappello sui due istituti veneti con una ricapitalizzazione che potrebbe anche vedere numeri diversi, più leggeri, da quelli chiesti finora da Francoforte e Bruxelles per il salvataggio pubblico. Più facile a dirsi che a farsi: in Italia non c’è un gruppo, per lo meno tricolore, con le spalle sufficientemente larghe e potenzialità di crescita sul mercato domestcio sufficientemente ampie da farsi carico di un’acquisizione di dimensioni così rilevanti come quella di Popolare Vicenza o Veneto Banca.

L’aumento precauzionale
Ecco perché la strada maestra non può che restare quella dell’aumento precauzionale. Che tuttavia per andare in porto necessita di un intervento privato che Bce e commissione Ue indicano in 1,25 miliardi. Per ”invogliare” investitori privati che continuano ad apparire piuttosto freddi, il Tesoro lavora su due fronti: ottenere uno sconto da Bruxelles e Francoforte sull’importo richiesto (e quindi sull’onere a carico dei privati) e predisporre nuove possibili misure per evitare o ridurre ulteriori perdite a cui potrebbero andare incontro gli eventuali finanziatori.

L’apertura dei banchieri
In realtà, secondo quanto risulta a Il Sole 24 Ore, qualche spiraglio si sarebbe aperto nel corso degli ultimi colloqui, con alcuni banchieri in particolare. Chiarito che non si vuole forzare con l’Europa, l’unica alternativa resta il bail in o qualche suo parente stretto, come la liquidazione: in tutti questi casi, l’onere a carico del sistema – avrebbe ricordato il Tesoro – sarebbe superiore ai 10 miliardi da iniettare obbligatoriamente attraverso il Fondo di risoluzione. Di qui la maggior disponibilità mostrata da qualche interlocutore privato a un sostegno – con la garanzia scritta che sia l’ultimo – di qualche centinaio di milioni pur di evitare un salasso con uno zero in più. Per canalizzare l’intervento si ragiona sempre sulle solite ipotesi: un nuovo round del fondo Atlante 1 o magari un altro comparto volontario del Fondo interbancario di tutela dei depositi.

Il fattore tempo
Un dato è certo: la sabbia continua a correre nella clessidra e il salvataggio-lampo di mercato che arriva dalla Spagna non migliora nè l’umore dei negoziatori nè il clima dei negoziati per le due ex popolari venete, che viaggiano su binari stretti: da Via XX Settembre si continua a escludere ogni forma di bail in o di risoluzione, «ordinata» o meno, ma anche qualsiasi ipotesi di salvataggio pubblico senza il via libera dell’Europa. Strada, quest’ultima, giudicata impossibile anche perché tutto si vuole a Roma tranne rimettere in pericolo l’accordo di principio appena ottenuto sul dossier chiave di Monte dei Paschi.

L’impatto sui risparmiatori
Sul piano delle conseguenze per investitori e risparmiatori, poi, le strade della ricapitalizzazione pubblica o della replica italiana della vicenda spagnola sono simili. In entrambi i casi, correntisti e obbligazionisti senior sarebbero al riparo, e in entrambi i casi gli azionisti ancora in campo dovrebbero pagare il conto più caro insieme ai titolari di bond subordinati. Per questi ultimi, la precauzionale potrebbe offrire la chance dell’indennizzo, che però è limitato ai casi di vendita fraudolenta a piccoli risparmiatori, come mostra la vicenda Mps che sul punto dovrà ora trovare la traduzione operativa sulla base dei paletti posti dalla Ue. Ma al di là delle battaglie tecniche su piani industriali, taglio del cost/income e fabbisogno di capitale, per arrivare all’intesa con la Ue serve il riconoscimento ufficiale del carattere “sistemico” dei due istituti e della crisi che una loro caduta innescherebbe: un’idea su cui in Europa si continua a discutere.

Articolo copiato dal “Il sole 24 ore” scritto da marco Ferrando e Gianni Trovati -8 giugno 2017

]]>
https://bepcapital.it/bpvi-e-veneto-banca-pressing-del-governo-sugli-istituti-italiani/feed/ 0
CONTO CORRENTE BLOCCATO IN CASO DI LITE CON IL FISCO https://bepcapital.it/conto-corrente-bloccato-in-caso-di-lite-con-il-fisco/ https://bepcapital.it/conto-corrente-bloccato-in-caso-di-lite-con-il-fisco/#respond Mon, 22 May 2017 10:29:25 +0000 https://bepcapital.it/work/?p=254

Dal primo di luglio ci sarà un nuovo ente con più poteri di Equitalia. Potrà accedere all’anagrafe tributaria e alle banche dati dell’Inps. Possibili anche prelievi coatti.

La Normativa:

– L’Addio

Il nuovo ente che dal primo luglio sostituirà Equitalia”Agenzia delle Entrate-Riscossione” , avrà ancora più poteri. L’articolo 3 della legge n.225/2016 prevede infatti che possa accedere direttamente all’anagrafe tributaria, alle banche dati dell’Inps e ai nostri conti correnti.

– Pignoramenti

Il contribuente che riceve una cartella esattoriale e non paga il debito può ritrovarsi il conto corrente pignorato anche senza il via libera di un tribunale. Di fatto, decorsi i 60 giorni, l’Agenzia delle Entrate può ordinare alla banca di versare la somma dovuta allo Stato.

– Ipoteche

Con la precedente normativa un immobile poteva essere ipotecato solo se aveva un valore superiore ai 120 mila euro, Ora invece potrà essere ipotecato qualunque immobile (ad eccezione della prima casa) a patto che il valore complessivo degli immobili di proprietà del contribuente moroso superi i 120 mila euro.

 

Articolo tratto da Libero scritto da Tobia De Stefano

]]>
https://bepcapital.it/conto-corrente-bloccato-in-caso-di-lite-con-il-fisco/feed/ 0
PAURA NEI BOND DI VENETO BANCA E POPOLARE DI VICENZA https://bepcapital.it/paura-nei-bond-di-veneto-banca-e-popolare-di-vicenza/ https://bepcapital.it/paura-nei-bond-di-veneto-banca-e-popolare-di-vicenza/#respond Tue, 04 Apr 2017 10:42:26 +0000 https://bepcapital.it/work/?p=262

C’è un termometro sensibilissimo che misura il rischio (e la paura) sulla delicata e complicata partita del salvataggio delle due banche venete, la Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Quel termometro sono i prezzi su cui si muovono i bond delle due banche e nei giorni scorsi segnavano febbre alta. È l’unico indicatore di mercato, dato che le due banche non sono quotate, ma il loro debito è in mano a molti tra soci e investitori istituzionali.

Quei prezzi sono letteralmente crollati mano a mano che la tensione saliva sulle incertezze del salvataggio.

 

veneto banca

 

Si riuscirà a fare la ricapitalizzazione precauzionale da 5 miliardi per mettere in sicurezza le due banche senza ferire gli obbligazionisti o si va dritto dritto al bail in con le ferite che verrebbero inferte non solo ai bond subordinati ma anche ai bond senior? 

Quesiti e paure che si riflettono molto bene su quel termometro che sono i prezzi delle obbligazioni. In particolare di quelle di grado «senior».

Quelle in teoria più sicure ma che non lo sono più se il piano della ricapitalizzazione precauzionale (sul copione di Mps) dovesse andare a monte e si dovesse aprire la strada all’ipotesi più traumatica: il bail-in, cioè il salvataggio della banca a carico dei suoi creditori (compresi obbligazionisti senior e correntisti oltre i 100mila euro).

Ad osservare i prezzi dei titoli con grado senior si capisce chiaramente come il mercato in questa fase stia chiaramente prezzando anche l’ipotesi peggiore.

 

popolare-vicenza

 

Basti prendere a titolo di esempio il bond della Vicenza quotato sull’Extramot e che scade a ottobre del 2018. È un’obbligazione senior con cedola al 5% e fu emessa nel 2013. In teoria un bond sicuro, non è un subordinato. Ebbene a fine gennaio quotava tranquillamente a 98.

Da allora il crollo quasi senza fine. Da fine gennaio al 15 marzo è sceso da 98 a 75. Un calo cosi consistente equivale a una fuga massiccia. Era il mese e mezzo in cui era in corso l’operazione di transazione con il ristoro del 15% offerto ai vecchi azionisti che avessero rinunciato alle cause legali. Un’operazione vitale per stabilire se le due banche (tolte di mezzo le cause legali) avessero il requisito della solvibilità.

Come si sa se non dimostri di essere solvibile non puoi chiedere la ricapitalizzazione precauzionale che mette al riparo dalla tagliola del bail in.

Da metà marzo il rimbalzo per sei sedute a riacciuffare quota 85, per poI riprecipitare a quota 78 fatta segnare il 31 marzo. Siamo di fatto su nuovi minimi storici per il bond 2018 della Vicenza che ha toccato qui livelli solo a fine novenbre del 2016. Quel prezzo indica rendimenti stellari di oltre il 30%. Rendimenti a rischio alto, altissimo.

Articolo preso dal “Il Sole 24 ore” in data 4/04/2017

 

]]>
https://bepcapital.it/paura-nei-bond-di-veneto-banca-e-popolare-di-vicenza/feed/ 0
Perchè ho bisogno di un lobbista https://bepcapital.it/perche-ho-bisogno-di-un-lobbista/ https://bepcapital.it/perche-ho-bisogno-di-un-lobbista/#respond Tue, 29 Nov 2016 12:21:30 +0000 https://bepcapital.it/?p=1077

Ma i lobbisti servono davvero? Abbiamo provato a spiegarlo in poche parole affidandoci a questa analisi di Lobbying101.

Competenza, professionalità e serietà: eccovi le parole chiave per spiegarlo.

“Anything a lobbyist can do, you can do yourself, if you’re willing to spend the time (and usually money, especially if you don’t already live near Washington D.C.). So why would you want to spend money to have someone else do it for you?

The difference is that most of us are novices at it, and lobbyists are experts at it. And just as you probably wouldn’t want a new medical student to do your brain surgery, or a 2nd year law student to defend you in a murder trial, you probably don’t want someone inexperienced representing you to the federal government. Brain surgery is complicated. The legal system is complicated. Dealing with the federal government is also very complicated; it takes an expert to do it well, and although the results of a failed effort may not be quite as dire, a failure is still a waste of time and resources.

One of the best ways I can illustrate how lobbyists can help you is to describe one of my experiences. The details have been changed or modified, and the names have been changed to ensure there’s no conflict of interest, but this is the core of it.

My company was trying to present a solution we developed to a safety issue in some federal government buildings. We knew it was a problem for them, we knew the agency was criticized for not having a solution, and we knew there weren’t any other solutions to the problem on the market. Our efforts to reach the agency involved went nowhere – our calls were never returned. I traveled to Washington D.C. to try and meet people face to face – and nothing happened. Months of effort got us nowhere.

Then we turned to our local representative, asking for help. This appeared to be much more successful – within a few weeks, they helped us get a meeting with the head of the agency, and the right people in all the supporting agencies. We went to the meeting and presented our solution, and they liked what we presented. But after that, it went nowhere – they didn’t call us, and didn’t return our calls. Another few months of effort gone, and we were back to where we started.

Several months later, we hired some lobbyists to work on the project, and they approached it from a different angle. They identified the lawmakers that drive the process – the committee chairs and committee members that the agency reported to, and the lawmakers on the appropriations committees responsible for funding the agency and approving the agencies’ budget. They set up meetings with those lawmakers, built political support (including support to fund the project), and got these lawmakers to communicate with the agency to express their support. Our lobbyists knew that the head of the agency was personal friends with another lawmaker that our lobbyists already had a good relationship with, and presented the project to the lawmaker they knew, who asked the agency head about it. Then our lobbyists contacted the agency again, and set up another meeting. This time the meeting was very different – the same people were in the room, but this time they were enthusiastic to work with us. And afterward they drove it, calling us and working with us on the schedule.

The problem with the first meeting wasn’t that the agency wasn’t interested in our project. In fact they were interested. It’s that they knew that the political situation made it nearly impossible for them to be able to get the project funded – they were already being pushed to reduce the budget requests they’d already made for projects which had political support. They needed the political support to be able to work on our project – and our lobbyist helped build that for them, making it a win-win-win (for us, for the agency, and for the lawmakers supporting it – who can point to the project as a success in their safety record).

Note that our lobbyists actually did alot more than this, including: helping us to avoid some land mines (lawmakers that we should not approach about the project), checking with lawmakers’ staff to find out what issues we should highlight to gain the lawmakers support (and then refining our proposal to highlight those areas), meeting with committee staff to learn which lawmakers had the most influence on the appropriate committees, and more. The end result wasn’t that they got us a meeting with the right people – we already had that. Instead, they helped us understand and address the whole process, including the political and resource needs of everyone involved. That enabled us to have a successful meeting, and the support needed to complete the project.

One of the reasons lobbyists are so important for success with the federal government is simply because there are already so many other people using them. This means that if there’s anyone else competing with your efforts (such as a direct competitor or just another organization with different goals for the same issue), there’s a good chance they have lobbyists working on it, and you’ll find it hard to compete without similar support. Lobbyists are also important simply to make sure your issue doesn’t get lost in the noise – there are so many issues being pressed in Washington D.C. that, no matter how important your issue is, without continual highlighting, it will likely be forgotten.

The other main reason lobbyists are so important for success is that they know the system inside and out. That includes the processes, the people, the politics, and the land mines to avoid. This is something you can learn, but unless you’ve actually worked inside the system as a lawmaker, lawmakers’ staff member, or civil servant (as most lobbyists have), it will take a long time to learn, and you may never learn it as well as someone who’s been on the other side.”.

]]>
https://bepcapital.it/perche-ho-bisogno-di-un-lobbista/feed/ 0
Trump: il suo programma economico alla prova dei mercati https://bepcapital.it/trump-il-suo-programma-economico-alla-prova-dei-mercati/ https://bepcapital.it/trump-il-suo-programma-economico-alla-prova-dei-mercati/#respond Mon, 14 Nov 2016 18:17:38 +0000 https://bepcapital.it/work/?p=439

Da formiche.net

Lo ha sottolineato con il suo abituale garbo Alberto Cribiore, vicechairman di Citigroup, a Silvia Berzoni di Class Cnbc che lo intervistava: il programma economico e finanziario di Donald Trump non è molto conosciuto, “e non lo è volutamente, in quanto il nuovo presidente americano aveva compreso che il suo elettorato non era tanto interessato ai dettagli, quanto al cambiamento stesso”. Come ricorda Bloomberg, durante le ultime settimane della campagna i principali banchieri americani erano pronti con la valigia già fatta per andare a trovare Trump e discutere delle sue idee economiche e finanziarie, salvo poi vedersi annullato l’incontro all’ultimo momento.

Alcuni punti però si possono collegare tra loro per avere un identikit della sua politica economica e finanziaria.

MENO TASSE E MENO GOVERNO

Ha promesso un profondo taglio delle tasse alle aziende, condizionandolo però al ritorno in patria dei capitali e delle fabbriche che le grandi corporation hanno spostato all’estero.

BRICK AND MORTAR

Trump ama l’economia reale: nel suo primo discorso ha precisato che rimetterà a posto le città, riparerà ponti, tunnel costruirà ospedali. Verosimilmente, lo farà aumentando il deficit e il debito pubblico puntando sull’aumento del pil per mantenere costante il rapporto tra le due variabili (anche se in uno dei suoi famosi twitter ha scritto che i fondi li otterrà tagliando quelli troppo generosamente concessi alle Nazioni Unite). Trump stima di raddoppiare il piano della Clinton, che era per 275 miliardi di dollari. “La sua politica è tendenzialmente inflattiva” ha commentato Cribiore. Da attendersi un indebolimento del dollaro.

HI TECH, NON UN GRANDE AMORE

Trump non ha un grande amore e non è riamato da Silicon Valley, con sparute eccezioni. Ha più volte puntato il dito sulle grandi liquidità detenute all’estero dalle grandi corporation, ma lo hanno fatto sfruttando gli stessi cavilli fiscali dei quali si è vantato di aver fatto uso…

COL MACHETE NELLA GIUNGLA DELLE REGOLE

Trump ha l’occasione storica di riformare il tax code federale, fatto di 74.608 pagine. I repubblicani possono farlo. Resta da vedere se gli interessi saranno comuni, cosa insolita. Poi ha promesso di avviare una forte deregulation in moltissimi settori, compreso quello bancario. Sotto esame sono la Dodd Frank e la Volcker Rule che ne fa parte e che impedisce alle banche di deposito di prendere posizioni speculative. Trump ha precisato di voler fare marcia indietro e alle banche andrebbe bene, salvo il fatto che hanno già investito miliardi per adeguare processi e strutture alle nuove norme. Ma Trump ha poi promesso di applicare una “versione da 21esimo secolo” del Glass Steagall Act, la legge che ha separato per 66 anni la banca d’affari dalle banche commerciali, abolita da Bill Clinton nel 1999. Quell’abolizione per molti è all’origine di tutti i mali bancari del XXI secolo e la sua reintroduzione farebbe bene al mercato, ma non sarebbe certamente gradita dalle banche, soprattutto quelle grandi.

TASSI E BORSE

The Donald non disdegna un rialzo del livello dei tassi, anzi. Lo desidera anche perché a suo parere il livello zero del costo del denaro ha provocato in borsa quello che per lui assomiglia a una bolla. E poi c’è Janet Yellen, entrata nel mirino perché non imparziale, il cui mandato scadrebbe nel 2018.

PROTEZIONISMO E FREE TRADE

Da candidato ha promesso di rivedere tutti i trattati e di minacciato di elevare i dazi a merci messicane e cinesi dal 35% al 45%. Ciò si tradurrebbe in una serie di rappresaglie sulle esportazioni americane e frizioni con i suoi alleati in Europa e Asia. Ma soprattutto capovolgerebbe un paradigma fondamentale in Usa, dove prima viene il consumatore, che ha diritto a prodotti al minimo prezzo possibile ed è protetto ampiamente dalla legislazione; poi viene il lavoratore, pagato poco, flessibile e meno protetto socialmente da sempre. Ora che ha promesso di non lasciare indietro nessuno dei suoi elettori delle regioni ex industriali del midwest, rovescerà questo paradigma? Wal mart e Amazon non sarebbero contenti.

BANCHIERI CONTRO, BANCHIERI A FAVORE

Uno dei suoi spot tv dell’ultima settimana elettorale ritraeva Lloyd Blankfein, il leader di Goldman Sachs, come l’essenza del partito dei globalisti che avevano depredato le tasche dei lavoratori americani a favore di pochi eletti. I manager di hedge fund sono poi accusati di dribblare brillantemente il fisco (sic). Eppure nel suo team di adviser c’è John Paulson, noto e controverso gestore di hedge fund e Stephen Feinberg, Ceo della Cerberus Capital management. In odore di nomina a segretario del Tesoro c’è poi Steven Mnuchin, un ex Goldman Sachs attualmente produttore cinematografico (suo l’ultimo film di Ben Affleck, the Accountant).

]]>
https://bepcapital.it/trump-il-suo-programma-economico-alla-prova-dei-mercati/feed/ 0
SPREAD BTP-BUND A QUOTA 84, VALORE MINIMO DAL 2008 https://bepcapital.it/spread-btp-bund-a-quota-84-valore-minimo-dal-2008/ https://bepcapital.it/spread-btp-bund-a-quota-84-valore-minimo-dal-2008/#respond Thu, 12 Mar 2015 18:22:19 +0000 https://bepcapital.it/work/?p=445

Mattinata poco mossa per Piazza Affari e per le Borse europee dopo il nuovo strappo al rialzo della giornata di ieri. Il FTSE MIB si muove sulla soglia dei 22.823 punti. In attesa delle aste del Tesoro di BTp a 3, 7 e 30 anni, nuovo minimo dall’introduzione dell’euro per il rendimento dei BTp decennali.

Poco dopo l’avvio di seduta, lo spred tra titoli italiani e Bund tedeschi ha iniziato a scendere e si è portato sotto i 90 punti base, fino a quota 84, ai minimi dal 2006.

Di pari passo, il rendimento del decennale benchmark italiano si è ridotto all’1,09%. Vicinissimo lo spread tra Bonos e Bund si attesta a 88 punti base con un rendimento dei decennali spagnoli stabile all’1,07% (rendimenti dei Bund dell’Eurozona).

Il Sole 24 Ore – leggi su http://24o.it/wPWepM

]]>
https://bepcapital.it/spread-btp-bund-a-quota-84-valore-minimo-dal-2008/feed/ 0
BCE PERCHÈ NON RIESCE PIÙ A STAMPARE MONETA https://bepcapital.it/bce-perche-non-riesce-piu-a-stampare-moneta/ https://bepcapital.it/bce-perche-non-riesce-piu-a-stampare-moneta/#respond Tue, 10 Mar 2015 18:25:59 +0000 https://bepcapital.it/work/?p=452

La Banca Centrale Europea è l’unica, tra le grandi banche mondiali, ad aver ridotto la base monetaria dal 2012, da 3mila miliardi di euro a 2mila.

Adesso si è posta l’obiettivo di riaumentarla di 1000 miliardi. Riuscira’ a farlo?

Nel 2012 il bilancio della Banca centrale europea (un indicatore della quantità di moneta messa in circolazione) ha raggiunto i 3mila miliardi di euro dopo che tra dicembre 2011 e febbraio 2012 l’istituto ha prestato 1.000 miliardi di euro alle banche europee attraverso due operazioni Ltro (Long term refinancing operation), ovvero prestiti agevolati a media scadenza (3 anni).

Da allora però la base monetaria, man mano che le banche hanno avviato la restituzione delle somme ricevute, è tornata a scendere per riposizionarsi nuovamente sui 2mila miliardi di euro. Adesso la Bce vuole riportare la base monetaria a 3mila miliardi, per dare nuovo ossigeno all’economia. Ha annunciato altre manovre che però stanno deludendo, vediamo in cosa consistono.

Fonte SOLE 24 ORE

]]>
https://bepcapital.it/bce-perche-non-riesce-piu-a-stampare-moneta/feed/ 0